Atti del Seminario di studio Formanote (Milano, 28 marzo 2009) - Introduzione
Ringrazio il Vice Presidente, notaio Paolo Setti, il Consiglio nazionale e la Fondazione Italiana per il Notariato per questo gradito invito che mi dà l’occasione di assistere di nuovo ad un vostro convegno e confermare i miei sentimenti di ammirazione e stima per una professione così prestigiosa.
Ma il mio ringraziamento è dettato anche da ragioni di merito e segnatamente dalla convinzione, maturata da precedenti esperienze nell’ambito di analoghe iniziative del notariato, di assistere in tali occasioni a dibattiti vivaci, partecipati e stimolanti. Così è avvenuto quasi sempre in passato, così sono sicuro avverrà oggi, visto che il tema e i relatori di questo incontro presentano tutti i requisiti per suscitare ugualmente un vivo interesse.
Tutto questo per la verità non è sorprendente, perché trova origine, se posso dirlo senza essere tacciato di adulazione, dal fatto che le iniziative scientifiche del Notariato italiano muovono abitualmente da un serio, profondo e continuo impegno di analisi, studio e riflessione sul processo di integrazione europea, sia nei suoi aspetti generali, sia con riguardo ai diversi profili dello stesso rilevanti per la professione. Un impegno che pone il notariato italiano - consentitemi di dirlo – nelle posizioni di avanguardia tra i suoi omologhi europei, a testimonianza di un'apertura e di un interesse verso gli sviluppi dell'integrazione europea che si sono tradotte anche in iniziative concrete e di notevole rilievo, seppur non sempre accolte dall'unanimità dei consensi.
Vi sono state in effetti scelte del notariato italiano che inizialmente hanno suscitato qualche perplessità anche in seno alla professione, e che tuttavia l'esperienza si è incaricata di rivelare essere state scelte felici. Penso, ad esempio, alla decisione di abolire la condizione della nazionalità per l’accesso alla professione, decisione che ha messo oggi l’Italia al riparo da una serie di procedure di infrazione, che pendono attualmente innanzi alla Corte di giustizia della Comunità europee nei confronti di altri Stati membri che tale condizione non hanno abolito. E tutto ciò, credo, senza che simili scelte abbiano prodotto - ma in questo voi siete giudici migliori di me – significativi scompensi all’interno della professione.
Mi auguro che quest’attenzione e questo impegno del notariato italiano verso il processo d’integrazione europea proseguano con la stessa serietà e profondità, perché quel processo non è solo il Cerbero che perseguita le professioni liberali, come si cerca spesso di far credere, o, per lo meno, non lo è nella sua totalità e, forse, lo è meno di alcuni Cerberi nazionali, che nei confronti di quelle professioni mi sembrano talvolta non meno accigliati delle istituzioni europee. Mi pare quasi banale dirlo, ma il processo di integrazione europea è molto meno una fonte di difficoltà che un’occasione straordinaria per lo sviluppo delle attività professionali. Se milioni di persone si spostano, vivono ed operano a livello europeo, ciascuna portandosi dietro inevitabilmente l'insieme delle proprie situazioni giuridiche e creandone di altre, è evidente che le professioni liberali, e quelle giuridiche in particolare, non possono che essere interessate e di regola favorite da questi sviluppi transazionali.
Gli aspetti di interesse per la vostra professione sono quindi tanti e dei più vari. La Fondazione ne ha scelto per oggi uno che presenta tra le più interessanti e complesse problematiche. La disciplina delle società, infatti, non è completamente armonizzata sul piano europeo e per alcuni aspetti è, per così dire, di produzione giurisprudenziale. Certo, i principi generali sono saldamenti ancorati al Trattato e da tempo rilevati dalla Corte di giustizia, e questa ha anche in qualche modo dato loro in sede applicativa sostanza, corpo e maggiore spessore. Ma non tutte le implicazioni di quei principi a livello del diritto societario sono, per ora, pienamente definite, proprio per la ricordata mancanza di norme uniformi in vari settori del diritto societario. In attesa che queste siano in tutto o in più larga parte elaborate (e sempre che lo siano, perché il risultato non è sicuro e talvolta neppure auspicato), è dunque a livello della dottrina e della giurisprudenza che, come d'abitudine, le lacune e i connessi problemi devono trovare soluzione. E ne avremo, sono sicuro, conferma anche oggi.
Lascio quindi la parola ai relatori e chiedo all'Avv. Barone di pronunciare il suo intervento introduttivo, che affronta una tematica di carattere generale e per così dire propedeutica, attinente ai rapporti fra il processo di integrazione, le fonti comunitarie e l’attività notarile. La solida e profonda competenza del relatore ci permetteranno di avere, pur nella sua essenzialità, un quadro chiaro e compiuto degli aspetti più qualificanti di tale tematica, che ci aiuterà nella comprensione delle relazioni di merito che seguiranno.
La parola, dunque, all’avvocato Barone.
di Antonio Tizzano
Giudice della Corte di giustizia delle Comunità europee
[nota 1] Trascrizione a cura della Fondazione Italiana per il Notariato autorizzata dall’Autore.
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