Atti del Seminario di studio Formanote (Palermo, 23 maggio 2009) - Introduzione

Introduzione

E' un piacere per me tornare a Palermo, che lascai nel 1991 in questa stessa sede. Sono passati molti anni, durante i quali il Notariato ha subito una grossa evoluzione, per qualcuno una involuzione, pari a quella della nostra società. Il più significativo cambiamento è quello della maggiore vicinanza e della maggiore importanza del diritto comunitario. Il diritto comunitario nasce come un fatto elitario di pochi colleghi illuminati e di molti colleghi ignari e ideologicamente lontani dall’idea che la legislazione non è più un fatto statale. Il notaio è incardinato in un sistema giuridico e giudiziario statuale; come dicono i francesi, è un magistrato di prossimità; eppure, il notaio deve ‘fare i conti’, così come tutti i cittadini italiani, con una serie notevolissima, pervasiva e invasiva di regole, norme, suggerimenti, direttive e indirizzi politici della Comunità Europea.

Da qui, l’idea di una formazione di diritto comunitario e la nostra task force - non direi superiore, ma senz’altro non inferiore a quelle delle altre Commissioni - che gira l’Italia, organizza i convegni, viene a Bruxelles per parlare, per studiare e per vedere il diritto comunitario.

Al termine dei lavori di questa giornata, vi renderete conto che il diritto comunitario rappresenta una nuova rete di relazioni, una nuova rete di diritti e, quindi, una nuova pratica applicativa quotidiana alla gran parte di noi sconosciuta. Di qui, la necessità di “fare i conti”, la necessità di conoscere. I conti noi li facciamo politicamente, quasi ogni giorno. La Commissione Europea ha aperto una procedura di infrazione contro lo Stato italiano, perché, a suo dire, lo Stato italiano nelle trasposizioni direttive in tema di qualifiche professionali ha “illegittimamente” escluso il Notariato da una equiparazione alle libere professioni. Il problema, quindi, non è di poco conto. Davanti alla Corte di Giustizia delle Comunità Europee, pendono sette ricorsi riuniti della Commissione contro altrettanti Notariati importanti, in materia di condizione di nazionalità. In altri termini, il divieto per cittadini di altri Paesi di fare il notaio nei Paesi di riferimento. Condizione di nazionalità che non serve a nulla dal punto di vista pratico, ma che è il cavallo di Troia per consentire a società inglesi o di diritto nordico (di Svezia, Finlandia, Danimarca) di rompere e spezzare quello che si dice il ‘monopolio’ notarile. Qual è la risposta del Notariato italiano e del Notariato Europeo? Il CNUE -di cui sono attualmente Vice Presidente e di cui il prossimo anno sarò Presidente – difende ventuno Notariati di tipo latino, dei singoli Paesi europei (oltre alla Croazia osservatore) davanti alla Comunità europea nel Parlamento europeo e in tutte le istituzioni europee per affermare i valori del Notariato. Il nostro grande problema è che, attraverso una svalorizzazione della funzione pubblica, attraverso una riduzione della funzione pubblica a professione liberale tout court, il Notariato perda la sua specificità. Per il Notariato italiano di tratta di perdere una tradizione millenaria, ma soprattutto un servizio allo Stato e al cittadino. Il problema per il Notariato italiano si moltiplica per tutti i Notariati europei, compresi i Notariati dei Paesi dell’Est che hanno solo 15 anni.

Per questo noi dobbiamo coniugare una forte conoscenza, una nuova mentalità interpretativa e una nuova mentalità applicativa con una fortissima difesa politica, anche a livello individuale, dell’istituzione come funzione pubblica .

di Roberto Barone

Notaio in Nichelino

Consiglio Nazionale del Notariato

PUBBLICAZIONE
» Indice
» Approfondimenti