Il progetto di Confindustria per le reti d'impresa
Il progetto di Confindustria per le reti d'impresa
di Fulvio d'Alvia
Direttore generale RetImpresa, Confindustria
Negli ultimi anni, il tema delle reti d'impresa registra una attenzione sempre maggiore nel dibattito economico nazionale e ciò grazie al crescente coinvolgimento delle imprese italiane. Molti imprenditori ma anche enti pubblici e istituti bancari dimostrano un interesse particolare verso questa nuova forma di aggregazione e collaborazione aziendale.
Durante la Presidenza della dott.ssa Marcegaglia, grazie alle attività svolte sul territorio si è capito di dover dare un impulso alle aggregazioni tra imprese per migliorare la competitività e l'innovazione del tessuto imprenditoriale italiano. Pertanto è stata affidata al Vice Presidente Aldo Bonomi la realizzazione di un progetto ad hoc. è così nata RetImpresa - l'Agenzia Confederale per le Reti d'Imprese (www.retimpresa.it) - il 28 ottobre 2009 con l'obiettivo di creare condizioni favorevoli per la diffusione e la valorizzazione delle reti d'impresa attraverso il contratto di rete.
L'avventura delle reti d'impresa è partita dal basso, organizzando incontri con gli imprenditori che operavano ed operano tuttora nei distretti industriali, analizzando gli ostacoli alla loro crescita, e le opportunità di sviluppo del tessuto economico italiano soprattutto per le piccole e medie imprese (Pmi). Da questi contatti è emersa la volontà di trovare soluzioni moderne per collaborare insieme, per condividere risorse, best practices e capacità innovative.
La rete ci è sembrata una soluzione adeguata al cambiamento delle relazioni economiche odierne e uno strumento capace di dare maggiore vigore alla crescita delle aziende italiane. In certi casi è difficile cambiare mentalità e concezione del lavoro, soprattutto perché la tradizione imprenditoriale è molto legata a logiche familiari. è per questo motivo che Confindustria attraverso RetImpresa sta realizzando una campagna di diffusione e approfondimento sul tema delle aggregazioni e del lavoro in rete.
Le aggregazioni tra aziende sono un patrimonio proprio delle imprese italiane, che da tempo attuano diverse forme di collaborazione ed integrazione tra di loro, tuttavia, rispetto al passato, gli imprenditori oggi sottolineano la volontà e l'interesse a collaborare per la realizzazione di programmi specifici, condivisi e ben delineati, ma di fare tutto ciò continuando a mantenere indipendenza ed autonomia nella gestione della propria impresa.
Tra le imprese è ormai superata la convinzione che "piccolo è bello", e cresce la consapevolezza che in un mondo globalizzato è utile mettersi in rete per affrontare le sfide del mercato. Seppur partendo dalle specificità e dalle tradizioni locali è necessario superare la dimensione distrettuale costruendo collaborazioni più estese e extraterritoriali che possano migliorare la competitività delle aziende sui mercati nazionali ed internazionali.
Lo sviluppo dei mezzi di comunicazione consente di superare i meccanismi di collaborazione su base esclusivamente territoriale, oramai insufficienti per rispondere ai crescenti bisogni di scambio di tipo relazionale, informativo ed economico delle imprese.
Mentre il distretto si riferisce per definizione ad un fenomeno locale e dunque circoscritto, in cui le imprese sono specializzate in un determinato settore, il concetto di rete invece abbraccia un ideale di collaborazione tra imprese più ampio, basato non solo sulla vicinanza geografica, ma sulla reale ed effettiva possibilità di accrescere la competitività, anche tra imprese geograficamente distanti, attraverso lo scambio di tecnologie, informazioni e conoscenze.
Per questo motivo la rete, mettendo in comunicazione imprese provenienti da diversi ambienti, ma che possono trovare vantaggi nel reciproco scambio di saperi e conoscenze, risponde alla richiesta di superamento del localismo e si configura come la naturale evoluzione del modello di collaborazione del sistema produttivo moderno.
Un salto culturale che vuole un'aggregazione non solo numerica e quantitativa ma più cosciente e ragionata intorno ad un programma comune che fa crescere insieme le aziende allargando i loro orizzonti di azione.
Il contratto di rete non si configura come soluzione esclusiva che sostituisce le precedenti opzioni ma uno strumento in più a disposizione degli imprenditori che non vogliono fondersi in un unico soggetto ma collaborare per raggiungere uno scopo comune come può essere l'innovazione e internazionalizzazione ritenute fondamentali per superare la crisi.
Le reti d'impresa hanno una filosofia che abbraccia una visione più ampia delle relazioni economiche e quindi stare insieme conviene per accelerare i processi di innovazione sia organizzativa che produttiva e puntare sull'internazionalizzazione che rappresenta per le Pmi italiane una necessità imprescindibile per la competitività del nostro sistema produttivo.
Molto spesso però, imprese troppo piccole o con risorse insufficienti stentano ad entrare o rimanere con successo nei mercati internazionali. Collaborare con altre realtà imprenditoriali, unire conoscenze e risorse, può dunque essere la soluzione per ovviare a questo problema e garantire anche alle imprese più piccole di poter sfruttare positivamente i vantaggi dell'internazionalizzazione.
Da uno sguardo d'insieme sui programmi dei contratti di rete registrati fino ad ora l'internazionalizzazione è una delle finalità più spesso richiamate. Pertanto, si può senza dubbio affermare che "mettersi in rete" rappresenta per numerose imprese un modo conveniente ed efficiente di essere presenti nei mercati internazionali.
Le imprese che collaborano tra loro già da molto tempo, in questi anni hanno espresso la necessità di avere un riferimento guida per rendere più efficace ed effettiva la loro collaborazione, uno schema alla quale attenersi in maniera flessibile che garantisca il mantenimento dell'autonomia imprenditoriale.
Il contratto di rete risponde alle esigenze delle imprese di avere una governance della rete snella con elementi pragmatici senza sovrastrutture burocratiche che ne complicassero l'operatività.
Il richiamo degli imprenditori era quello di avere alla base di questi principi un'aggregazione di natura privatistica con forma contrattuale che eviti di passare attraverso provvedimenti legislativi e amministrativi che a vari livelli, provinciale, regionale e nazionale rendessero gravoso il lavoro in rete.
L'innovazione portata da questo strumento giuridico permette alle aggregazioni in rete di acquisire una struttura definita, stabile e facilmente riconoscibile vincolata solo all'oggetto del contratto e a quanto stipulato.
Il contratto di rete è dunque da considerarsi come l'ufficializzazione di un rapporto di collaborazione che metta in evidenza i singoli attraverso la rete stessa, una forma di aggregazione più flessibile ed innovativa rispetto a quelle tradizionali, in grado di aumentare la capacità competitiva delle imprese senza però costringerle a rinunciare alla propria autonomia.
Il contratto di rete modellandosi sulle caratteristiche dei suoi contraenti è efficace per tutte le tipologie di impresa, poiché, presupponendo come prerequisito fondamentale un programma condiviso e "cucito su misura" si adatta alle esigenze e delle aziende di qualsiasi settore economico. Infatti, uno dei punti di forza del contratto di rete è il fatto che esso non pone barriere né dimensionali, né settoriali, né geografiche così che qualsiasi ambito ne può trarre beneficio. La collaborazione attraverso il contratto di rete, infatti, ha in sé delle peculiarità che la rendono robusta verso l'esterno ma estremamente duttile al suo interno.
Inoltre, il contratto di rete è inteso come una garanzia di affidabilità da parte di soggetti terzi quali istituti bancari e pubblica amministrazione che possono apprezzare sul concreto la validità dell'iniziativa imprenditoriale da realizzare e la legittimazione delle aziende aggregate in rete.
Fermo restando che la rete non è "la soluzione" alla crisi essa rappresenta un mezzo a disposizione delle aziende per affrontare nel migliore dei modi un periodo sfavorevole e di cambiamento nei rapporti tra territorio e economia. In una situazione complessa come quella odierna, la rete nata grazie alla stipula del contratto acquista una visibilità capace di dimostrare, a chi si interfaccia con lei, di saper aggregare aziende valide che lavorano insieme su progetti ambiziosi ma dal risultato concreto. Un segnale per i soggetti terzi che vedono nelle aziende in rete maggiore solidità e legittimazione. Infatti, poter valutare le imprese in base alla realizzazione del programma di rete, agli strumenti utilizzati e agli obiettivi di breve e medio termine individuati rappresenta un valore aggiunto della rete rispetto ad altre forme aggregative.
Per esempio, in un contesto di sempre minore disponibilità di risorse, le autorità pubbliche e bancarie possono valutare l'opportunità di erogare finanziamenti in base a programmi specifici realizzati da aziende affidabili. In questo caso la rete offre un parametro in più per comprendere meglio la solidità, la competitività e l'innovazione delle aziende.
Quindi, far parte della rete offre alle aziende la possibilità di dimostrare la propria capacità di crescita e ricevere misure favorevoli definite sulla base delle loro esigenze reali in modo di ricevere un effettivo beneficio.
Un altro esempio, è il sistema bancario che dopo una iniziale diffidenza sta iniziando a costruire modelli e strumenti appositi per le reti. RetImpresa ha sviluppato in questi mesi accordi con grandi gruppi del calibro di Unicredit, BNL e Barclays Italia. Il nostro obiettivo è stato da subito quello di spingere le banche a comprendere e valutare i vantaggi che il lavoro in rete poteva portare sia alle imprese che alle banche stesse. Grazie a queste intese, infatti, si facilita l'accesso al credito e si migliora il rating per le singole imprese che costituiscono la rete, ma si consente anche alla banca di conoscere meglio l'impresa ed approfondire con lei i programmi che si intendono realizzare attraverso la rete.
In più, per le imprese che stipulano un contratto di rete vi è la possibilità di richiedere un'agevolazione fiscale prevista sempre dalla legge n. 122 del 2010. Il beneficio fiscale consiste in un regime di sospensione di imposta per la quota di utili di esercizio che le singole aziende destinano alla realizzazione degli investimenti previsti dal programma di rete.
Il Governo ha messo a disposizione 20 mln di euro per il 2011 e 14 mln annui per il biennio successivo, con l'obbiettivo di spingere gli imprenditori a investire nella rete per farla crescere e rafforzarla. Nel primo anno di applicazione sono pervenute all'Agenzia delle entrate richieste per un ammontare complessivo pari a 26 mln. Conseguentemente l'intensità di aiuto è pari al 75,37% di quanto richiesto. Nella previsione di un aumento sensibile del numero dei contratti di rete, le risorse messe a disposizione per i prossimi 2 anni appaiono scarse rispetto alla portata del fenomeno. Tra i presupposti per accedere all'agevolazione fiscale vi è la preventiva asseverazione del programma di rete ad opera di organismi abilitati. Per questo motivo, a giugno 2011 RetImpresa ha fondato la società RetInsieme Srl, che si pone quale organismo asseveratore espressione di Confindustria ed ha per oggetto lo svolgimento dell'attività di asseverazione del programma comune di rete, al fine di verificare la sussistenza delle condizioni richieste per la fruizione dell'agevolazione fiscale prevista.
Rimanendo nel tema della fiscalità delle reti è opportuno ribadire che la rete oltre a non presentare personalità giuridica non ha neanche una soggettività tributaria. Questo è stato specificato dall'Agenzia delle entrate nella circolare n. 4/E del 15 del febbraio 2011 ove è stato precisato che l'adesione al contratto di rete non comporta l'estinzione né la modificazione della soggettività tributaria delle imprese che aderiscono all'accordo. Le imprese aderenti al contratto di rete possono richiedere l'assegnazione di un codice fiscale, ma quest'ultimo può essere utilizzato per scopi diversi da quelli tributari. In particolare, qualora gli istituti bancari neghino l'apertura di un conto corrente cointestato alle imprese aderenti alla rete, il codice fiscale potrà essere utilizzato per accendere un conto corrente - intestato alla rete - dove far confluire le somme destinate al fondo comune per l'attuazione del programma di rete.
Nella realizzazione del programma di rete le aziende e/o l'organo comune pongono in essere operazioni, sia attive che passive, con rilevanza fiscale. Poiché il contratto di rete non da vita ad un nuovo soggetto - né civile né tributario, - ma si configura come una accordo di collaborazione tra le singole imprese, le operazioni poste in essere per l'attuazione del programma comune di rete esplicano efficacia nella sfera giuridica e, in particolare, nella sfera tributaria delle imprese aderenti.
Nei casi in cui l'attività per l'esecuzione del programma di rete non sia frazionabile, ossia non sia riconducibile alla singola impresa in via autonoma e indipendente, allora la "rete" opererà per il tramite dell'organo comune. Quest'ultimo esercita la sua attività esecutoria secondo le regole del mandato e le imprese, in contratto, devono stabilire se l'attività è esercitata secondo le regole del mandato con rappresentanza o del mandato senza rappresentanza.
Così, facendo un esempio per capire meglio:
- nel caso in cui la "rete" si avvalga di un organo comune che agisce per nome e per conto delle imprese contraenti (mandato con rappresentanza) tutte le attività poste in essere dall'organo comune (mandatario) hanno un effetto diretto e si riflettono nella sfera tributaria delle imprese facenti parte del contratto di rete (mandanti). Conseguentemente, se ad esempio il mandatario acquista un macchinario, o si avvale di un servizio, il fornitore dovrà emettere tante fatture quante sono le imprese aderenti al contratto, per importi proporzionati alle quote di partecipazione di ogni impresa alle attività della rete;
- nel caso in cui, invece, la "rete" si avvalga di un organo comune che agisce in nome proprio ma per conto delle imprese contraenti (mandato senza rappresentanza), il fornitore emetterà una sola fattura a nome dell'organo comune (mandatario); quest'ultimo poi ribalterà il costo sulle imprese aderenti emettendo loro una fattura di riaddebito.
Seppur questo procedimento può apparire di primo acchito macchinoso, va evidenziato che è l'unica modalità capace di conciliare l'esigenza di certezza formale e sostanziale anche nei rapporti con l'amministrazione finanziaria, e l'esigenza di salvaguardare la natura peculiare del contratto di rete e preservare le imprese in rete da una serie di oneri burocratici e di adempimenti fiscali che necessariamente deriverebbero dal possedere una partita Iva di "rete".
In conclusione, alcuni cenni sulle attività di RetImpresa. A distanza di pochi anni dall'introduzione del contratto di rete nel panorama giuridico nazionale si registra un crescente coinvolgimento delle imprese italiane in tale forma di collaborazione. Il numero dei contratti di rete è aumentato in maniera considerevole arrivando a quota 313, con 1648 imprese coinvolte su quasi tutto il territorio nazionale. Le imprese in rete sono situate in 91 province e 19 regioni (dati aggiornati al 7 aprile 2012).
Per riuscire ad offrire una competenza e servizi di qualità nella gestione di questo fenomeno in forte espansione RetImpresa si è impegnata con una particolare attenzione alle attività di formazione. Abbiamo organizzato in collaborazione con la Luiss Business School le edizioni della Scuola di alta formazione per i Manager di Rete.
La scuola si rivolge ad imprenditori, manager e professionisti che vogliano mettere le proprie competenze al servizio di sistemi di reti di impresa, funzionari e dipendenti di enti istituzionali o associativi che si trovino ad interagire con aggregazioni imprenditoriali reticolari.
Per quanto riguarda la sensibilizzazione, RetImpresa da quando è stata fondata ha partecipato ad oltre 130 incontri sul territorio nazionale presso le Associazioni territoriali, regionali e di categoria per rendere il contratto di rete sempre più fruibile. Inoltre, si segnala il ciclo di seminari organizzati in tutta Italia frutto dell'accordo siglato con Unioncamere per la realizzazione di azioni congiunte mirate alla promozione e creazione di nuove reti d'impresa. Questo a dimostrazione che non siamo davanti ad un progetto rivolto solo al mondo industriale ma a tutti coloro che vogliono far crescere questa dimensione aggregativa. Sono stati inoltre pubblicate alcune guide per fornire dei riferimenti chiari e precisi sulla costituzione e gestione delle reti d'impresa attraverso lo strumento del contratto di rete.
Anche il sistema Confindustria sta valutando la possibilità di utilizzare il contratto di rete per aumentare l'efficienza interna mettendo in rete le proprie società di servizi.
È indubbio ormai che le reti sono una realtà ed un'alternativa che coinvolge il panorama economico nazionale e non solo, unendo le proprie forze ed iniziando a collaborare con imprese più grandi e più stabili anche realtà imprenditoriali di piccole dimensioni possono riuscire a crescere, ad affrontare la crisi e realizzare obiettivi individualmente molto impegnativi.
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